lunedì 26 ottobre 2020

LO STATO A, LO STATO B

Come dicevo, sarà lunga, lunghissima.

E sarà molto diverso rispetto a questa primavera: un conto è mettere in DaD una classe per tre mesi, dopo sei mesi di lavoro in presenza fatto in un certo modo; altro è farlo, fino a data da destinarsi, dopo sei settimane di didattica a mezzo servizio, metà in aula e metà a casa.

Per ora, le indicazioni dall'alto confliggono tra loro: le norme sulla tutela del lavoro impongono un massimo di 20 ore a schermo per gli studenti, le linee-guida ministeriali sulla DDI un minimo di 20. Trovate voi la quadra.

Da me, si è deciso per il mantenimento dell'orario settimanale, con la riduzione degli spazi da 60 a 45 minuti, così da dare agli studenti un quarto d'ora di pausa tra un'ora e l'altra.

Ora, io in primavera ho (abbastanza) retto, e ho offerto (credo) una didattica dignitosa ai miei studenti inchiodandomi alla scrivani 9/10 ore al giorno, weekend compresi, per fare una didattica molto diversa da quello che faccio solitamente in presenza (soprattutto per quanto riguardava la valutazione) e quindi preparare materiali, correggere, valutare, riprogrammare... Questo, però, con metà del mio orario consueto impegnato nelle lezioni in sincrono (la famosa lezione in streaming).

Un lavoro del genere è insostenibile per chiunque, se l'orario del docente resta, in pratica, quello di sempre (in 15 minuti di pausa posso rilassarmi un po' e compilare il registro e sbrigare qualche faccenduola burocratica, non certo preparare delle slides o un'esercitazione o correggere degli elaborati!); questo significa che, nelle lezioni in streaming dovrò, giocoforza, rifare una brutta copia di ciò che faccio normalmente in classe - e, soprattutto, dovrò mantenere, più o meno, le rituali prove scritte e interrogazioni.

Non sono convinta che ciò sia un bene, in termini di fatica e di efficacia, né per me né per i miei studenti, ma non sono nemmeno convinta che sia il male assoluto: ad esempio, credo che non sia un male riprendere l'abitudine al colloquio orale, soprattutto per le mie due quinte (la ex Quarta, ora QuintaDiesel e una nuova quinta, di cui magari vi parlerò più avanti). 

Quindi, almeno per questa settimana e per la prossima, tacerò, lavorerò e - soprattutto - osserverò.

Poi, si vedrà.

sabato 24 ottobre 2020

ANCORA TU? MA NON DOVEVAMO NON VEDERCI PIU'?

E così, da lunedì si ritorna in DaD.

E stavolta non saranno tre mesi, ma sarà lunga, lunghissima.

Il conto è presto fatto.

I primi risultati della chiusura delle scuole si vedranno tra un paio di settimane, intorno al 7/8 novembre:

  • caso a) non ci sono miglioramenti evidenti, e allora sarà lockdown duro (e cazzi amarissimi) per tutti;
  • caso b) i miglioramenti ci sono... e allora meglio che le scuole stiano chiuse ancora un paio di settimane, diciamo fino all'inizio di dicembre...
  • dicembre: vorrai mica limitare lo shopping natalizio e mandare in rovina i commercianti?
  • gennaio e febbraio: è possibile  (se durante le vacanze natalizie tutto andrà per il meglio) un tentativo di riapertura dopo l'Epifania, ma - siamo seri - sono i mesi del picco influenzale, davvero credete che il sistema sanitario reggerà?
  • marzo: è stato il mese peggiore del 2020, perché nel 2021 il virus dovrebbe essere più amichevole?
Quindi, se ci andrà non bene ma benissimo, ci rivediamo in classe non prima di aprile. A meno che non arrivi SanVaccino a proteggerci tutti. Ora pro nobis.

Ovviamente, sono incazzata, delusa, depressa e mi viene anche un po' (parecchio) da piangere.

Ovviamente, nessuno con un minimo di sale in zucca pensava che si potessero fare i miracoli (raddoppiare il numero dei docenti, raddoppiare gli spazi, raddoppiare i mezzi pubblici) e riparare in sei mesi a vent'anni almeno di sistematico saccheggio della scuola (e della sanità) pubblica.

Ovviamente, nessuno con un minimo di sale in zucca può pensare che ora, in Lombardia e nelle regioni più colpite, non siano necessarie misure emergenziali, alle quali, come cittadina, e pur con la morte nel cuore, non mi sento davvero di oppormi.

Però, però qualcosa si poteva fare, da subito, almeno per rendere la vita più facile alle scuole e limitare la pressione sui trasporti pubblici. Cosa? Queste cose, ad esempio:

  • sfruttare gli Esami di Stato in presenza per effettuare uno screening a campione che, probabilmente, avrebbe offerto qualche dato statistico ed epidemiologico in  più per capire come si propaga il virus in ambiente scolastico;
  • abrogare/mettere in mora la norma sul limite minimo di 27 alunni per la formazione delle classi prime;
  • abrogare/mettere in mora la norma sull'accorpamento delle classi parallele;
  • abrogare/mettere in mora la norma che prevede, per i docenti, la cattedra completa a 18 ore di lezione frontale, ritornando al sistema di "tot cattedre complete ogni X corsi", che consente sia una piena continuità didattica sia di avere un certo numero di ore a disposizione per lo svolgimento delle decine e decine di attività ed esigenze della scuola (sostituzioni docenti assenti, sorveglianze, attività di recupero e potenziamento...);
  • prevedere una sospensiva per tutte le attività non strettamente curricolari: CLIL, PCTO e quell'obbrobrio concettuale e didattico che è la nuova Educazione Civica;
  • evitare la riapertura delle graduatorie, riconfermando i docenti supplenti incaricati nell'a.s. 2019/20, così  da arrivare al 14 settembre con un organico quasi al completo (qualche buco da tappare o qualche rinuncia sarebbe stata comunque prevedibile);
  • ritornare, almeno temporaneamente, al sistema dei (cari, vecchi, ragionevolissimi) bacini d'utenza per le iscrizioni alla classe prima, così da limitare gli spostamenti sul territorio;
  • posticipare almeno alla fine di ottobre la riapertura di tutte le attività sportivo-ricreative nella fascia 0-19 anni, così da valutare prima l'impatto della riapertura delle scuole sulla circolazione del virus, senza aggiungere un altro potenziale moltiplicatore di contagi;
  • precettare gli automezzi del trasporto privato (che, tra l'altro, già paghiamo con i soldi pubblici, perché usufruiscono - giustamente - della CIG) per destinarli esclusivamente al trasporto degli studenti sulle tratte più frequentate (ma sarebbe servito anche uno studio preventivo dei flussi dei pendolari, che nessuno si è sognato di fare, in nessuna parte d'Italia);
  • prevedere l'apertura posticipata di banche, uffici pubblici, negozi non prima delle 10 del mattino (studenti sui mezzi dalle 7 alle 8.30, poi i lavoratori);
  • obbligare le aziende a proseguire, ove possibile, con il lavoro agile e il telelavoro, anziché far rientrare gli impiegati, in massa, negli uffici e nelle aziende (si possono obbligare a stare a casa davanti al pc i 15enni ma non i loro genitori?).
Ecco, credo che mettere in atto almeno qualcuna di queste azioni non sarebbe stata certo la panacea di tutti i mali, e probabilmente non avrebbe evitato o (forse ritardato?) il ricorso alla DaD, ma almeno non avrebbe lasciato noi docenti con la sensazione di essere stati lasciati, sì, comodamente seduti su un banco a rotelle, ma sul bordo del piano inclinato di galileiana memoria.

QUAND LE CIEL BAS ET LOURD...

Sono giorni lenti, faticosi, pesanti. La scuola è ricominciata da ieri, e sembra si vada avanti da mesi. Durante le vacanze ho cercato di pe...