Sono giorni lenti, faticosi, pesanti.
La scuola è ricominciata da ieri, e sembra si vada avanti da mesi.
Durante le vacanze ho cercato di pensare, immaginare, programmare, studiare - ne avevo voglia e bisogno. Poi il balletto del "rientriamo al 75%", "no, al 50%", "no, ancora in DaD" ha mandato tutto in malora.
Alterno momenti di grande carica, come ieri, dopo le lezioni in QuintaDiesel e QuartaSprint, a momenti in cui vorrei solo infilarmi sotto il piumone. I ragazzi non stanno meglio. Le ultime settimane di dicembre e i lavori di scrittura libera che ho corretto durante le vacanze hanno sollevato il coperchio su una realtà di disturbi del sonno e dell'attenzione, sintomi simil-depressivi, ansia, attacchi di panico, situazioni familiari difficili o difficilissime, lutti che - in questa situazione - sono ancora più difficili da elaborare.
Non so come ne usciremo, perché si ha la sensazione di non riuscire mai, per davvero, a ricaricare le energie. La continua incertezza su ciò che sarà domani non aiuta. Probabilmente - e credo che non mi sarei mai sognata di dirlo - starei meglio se sapessi di dover proseguire a distanza fino a giugno: un bel pianto, una bella crisi di nervi, e poi mi rimetterei in pista, a cercare di lavorare in modo ragionevole. Invece, è tutto un tirare a campare, che non fa bene a nessuno.
Tra poco, sarà ormai un anno di non-scuola.